Prefazione al N° 12
Giuseppe Ferrari, Mario Amore
RIASSUNTO
Il rapporto tra malattia mentale e comportamento violento costituisce uno dei temi più controversi della letteratura psichiatrica. Atteggiamenti preconcetti e implicazioni di carattere ideologico hanno fatto sì che, soprattutto per il passato, prevalessero da un lato assunti generalistici sull'indissolubilità della psicopatologia dalle manifestazioni di violenza e dall'altro la negazione del problema. Gli studi sull'argomento hanno finora presentato notevoli limiti metodologici: campioni non adeguatamente selezionati, raccolta di dati e informazioni retrospettivi o da cartelle cliniche, mancanza di studi clinici controllati. Inoltre è stato privilegiato un approccio categoriale, che ha trascurato il continuum delle condizioni psicopatologiche e le correlazioni tra determinati sintomi e comportamenti aggressivi e violenti. Le ricerche epidemiologiche più avanzate, come l'ECA Project Study, hanno confermato su nuove basi l'esistenza di un nesso non casuale tra malattia mentale e comportamento aggressivo, non chiarendo però se questo nesso sia specificamente legato alla psicopatologia o a fattori coesistenti correlati ma funzionalmente indipendenti dalla malattia come, ad esempio, lo stato più o meno accentuato di emarginazione sociale. Il pragmatismo degli ultimi quindici anni, infine, non ha risolto il problema della predittività di tali comportamenti. Solo in tempi recentissimi si è sviluppata la ricerca sulle possibilità diagnostiche dei pazienti con pattern comportamentali violenti, sui modelli di predittività basati sulla individuazione dei fattori di rischio, sui protocolli di intervento terapeutico. In questo numero di Nóos si è cercato di fare il punto sui vari aspetti del problema, da quelli clinico-nosografici, a quelli biologici, psicodinamici, medico-legali e di trattamento.
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