Prefazione al N° 10
Danilo Diodoro, Giuseppe Ferrari, Ferruccio Giacanelli, Santa Iachini, Cinzia Migani
RIASSUNTO
La scadenza del 31 dicembre 1996 per il definitivo superamento dei manicomi, fissata dalla legge finanziaria del 1995, ha riportato prepotentemente al centro dell'attenzione degli operatori, degli amministratori e della comunità, la questione manicomiale. Su questo problema sembrava fosse sceso una sorta di definitivo silenzio, dovuto non solo e non tanto ad una caduta della tensione antistituzionale, quanto piuttosto alle difficoltà organizzative e decisionali incontrate nel portare a termine il processo di chiusura dei manicomi. L'appuntamento è stato disatteso dai più, ma probabilmente l'obiettivo sarà raggiunto nel 1997. Gli ospedali psichiatrici escono dunque dalla scena psichiatrica italiana. Gli edifici che li hanno ospitati per molti decenni saranno trasformati e destinati ad altri usi. Ma negli archivi di questi edifici vi sono oggetti, testimonianze, documenti amministrativi e sanitari nei quali è racchiusa gran parte della storia della psichiatria italiana. Si tratta di fonti che sono state esplorate solo parzialmente e non sempre adeguatamente conservate, ma che sicuramente meritano l'attenzione di storici, psichiatri e di quanti sono deputati alla salvaguardia dei beni culturali. La storia di Luigi Veronesi, un oscuro birocciaio bolognese che nel corso del XIX secolo fu ricoverato in manicomio più di 30 volte, alla quale è dedicato questo numero della rivista, è stata ricostruita proprio partendo da tali fonti, con particolare attenzione alle cartelle cliniche. Ad esse sono stati affiancati altri documenti della stessa epoca, così che si è riusciti a restituire identità e voce ad un personaggio che altrimenti mai sarebbe uscito dall'anonimato a cui la storia consegna la maggior parte degli individui. L'importanza della vicenda di questo paziente va certamente oltre quella rivestita dalla sua vita. Attraverso la lettura della sua biografia si colgono poi lo sviluppo e il consolidamento della psichiatria bolognese* e di riflesso anche di quella italiana avvenuti proprio nella seconda metà del XIX secolo. Un processo all'interno del quale un ruolo di importanza fondamentale è stato giocato proprio dall'istituzione manicomiale, ora al tramonto, consacrata nel tempo come il "luogo principe" del trattamento psichiatrico ispirato essenzialmente a principi organizzativi e gestionali della follia. Tutto ciò appare evidente nella storia di Luigi Veronesi, soprattutto nel periodo in cui è direttore dell'ospedale psichiatrico di Bologna Francesco Roncati, uno psichiatra con una formazione orientata soprattutto in senso igienistico. Nonostante l'impegno accademico, Roncati non produsse mai opere di argomento psichiatrico di particolare valore, ma si distinse nel settore più pratico della tecnica manicomiale e dell'igiene, due temi che assumono una particolare rilevanza nel dibattito psichiatrico e nelle politiche socio-sanitarie del paese, all'indomani dell'unificazione dello Stato italiano. Dalla storia di Luigi emerge però chiaramente anche l'altra funzione svolta nei decenni passati dal manicomio, quella di contenitore aspecifico di coloro che trasgredivano le norme. Finivano così per essere ricoverate, accanto ai malati di mente, le persone più disparate, il cui internamento rispondeva più a criteri di ordine pubblico piuttosto che a criteri di ordine clinico. Dalla lettura di questa storia, infine si potranno trarre spunti per considerazioni riguardanti la storia della psichiatria e i problemi irrisolti che la disciplina ancora si trova quotidianamente ad affrontare. Le vicende di Luigi Veronesi, ubriacone e violento, sempre in bilico tra la gestione psichiatrica e quella giudiziaria, rappresentano in maniera abbastanza evidente le radici giuridico-amministrative della psichiatria e il ruolo storico di supporto al potere giudiziario nel governo della devianza. La legge del 1904 infatti rappresentò la ratifica di una psichiatria che doveva intervenire nelle situazioni di pericolo o di pubblico scandalo, ma quella legge fu solo il punto di arrivo di un lungo processo che si era snodato nel corso del secolo precedente, soprattutto a partire dall'Unità d'Italia. Accanto a questa ricostruzione si propongono alcuni brani, estratti da pubblicazioni dell'epoca, che ripercorrono le fasi salienti del passaggio dal reparto per mentecatti dell'ospedale S. Orsola al manicomio di via Sant'Isaia.
Parole chiave: